Ogni incontro avrà una tematica differente e si svolgerà nella forma di domanda e risposta.
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Tema: SEN, principi strategici del combattimento
Forti Federico organizza presso Aikido Carpi asd una serie di incontri sullo Zen. Ogni incontro avrà una tematica differente e si svolgerà nella forma di domanda e risposta. INFO & PRENOTAZIONI: 329.2115053 Prenotazioni aperte Primo incontro: domenica 18 novembre 2018
Tema: SEN, principi strategici del combattimento ![]() BUDO è un termine giapponese composto da due ideogrammi “BU”, il cui significato letterale è “fermare, arrestare, lasciare le lance, cessare” e “DO” la cui traduzione letterale è “via, percorso, cammino, ciò che conduce”, in senso non tanto fisico ma etico e morale. Ampliando il significato di tali ideogrammi, possiamo definire “BU” come cessare e “DO” come armi/guerra. Di conseguenza “BUDO” vuol dire “Via che conduce alla cessazione della guerra attraverso il disarmo” e quindi “Via che conduce alla pace”. Il secondo kanji “DO” racchiude l’evoluzione che il concetto di arte marziale ha subito nella cultura giapponese. Infatti, nei campi di battaglia di praticava il BU-JUTSU, sistema prettamente tecnico mirato a sconfiggere il nemico mentre oggi si pratica il BU-DO, sistema improntato sull’educazione etica e morale dell’individuo. ![]() Oggi, 1 novembre 2015, l’Aikido Carpi asd festeggia i suoi 34 anni di attività e … il regalo è per gli associati! Da domani, due nuove palestre ospiteranno i nostri corsi: PALESTRA CANALVECCHIO: Via Canalvecchio 3b, ospiterà il Kendo ogni lunedì dalle 21 alle 22; PALESTRA CIBENO PILE: Via Lago D’Orta 2, ospiterà il Taekwondo ogni giovedì dalle 18.30 alle 20.30 Buona pratica a tutti! La Scuola di Arti Marziali e Discipline Orientali Aikido Carpi è pronta per iniziare la nuova stagione sportiva. Di seguito trovate la data della prima lezioni di ogni corso.
![]() Autore Yamamoto Tsunetomo vissuto tra il 1659 ed il 1721 è stato un militare e filosofo giapponese, ma è stato soprattutto un vero e proprio Samurai della prefettura di Saga nella provincia di Hizen, al servizio del Daimyo Mitsushige Nabeshima, al cui servizio era entrato all’età di soli 9 anni. A vent’anni conobbe prima Tannen, un monaco Zen che aveva lasciato il tempio locale in segno di protesta per la condanna di un altro monaco, e Ishida Ittei, un letterato confuciano consigliere di Nabeshima esiliato per più di 8 anni per essersi opposto alla decisione di un daimyo. Quando il suo patrono morì nel 1700, Tsunetomo ebbe alcuni screzi con il successore di Nabeshima e decise pertanto di prendere i voti buddhisti con il nome Jōchō e di ritirarsi in un eremo sulle montagne. Ormai vecchio, tra il 1709 e 1716 raccontò i suoi pensieri a un altro samurai, Tsuramoto Tashiro; molti di questi riguardavano il padre e il nonno del suo patrono, il bushidō e la decadenza della casta samurai nel pacifico periodo Edo. Tashiro non pubblicò il contenuto delle conversazioni avute con Tsunetomo che molti anni più tardi, con il nome collettivo di Hagakure (葉隱 o 葉隠, Hagakure, ovvero “All’ombra delle foglie”). ![]() Trama Pubblicato per la prima volta nel 1906, ma composto due secoli prima, Hagakure è una delle opere più famose e controverse tramandateci dalla letteratura giapponese. Esso racchiude l’antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi. L’autore, Yamamoto Tsunetomo, vissuto in un’epoca di pace e di conseguente decadenza della figura del samurai, si chiuse in un monastero buddhista, dove per sette anni ammaestrò all’antico codice d’onore il giovane Tashiro Tsuramoto. L’allievo trascrisse le conversazioni avute con il maestro e le raccolse negli undici volumi che compongono “Hagakure”, preziosa testimonianza di un pensiero complesso e positivo, ben diverso dallo stereotipo del kamikaze votato all’annullamento di sé ancora vivo nell’immaginario occidentale. La scelta di aforismi operata dalle curatrici di questo volume mira a far conoscere al pubblico italiano l’attualità e l’universalità dell’etica samurai, e vuole essere un invito alla riflessione e uno strumento per la ricerca interiore. Fonte: www.efficacemente.com ![]() Ran è un film del 1985 scritto e diretto da Akira Kurosawa. Trama Nel Giappone del '500, il "grande principe" Hidetora, che ha alle spalle una vita di violenze, guerre e stragi, sentendosi stanco, decide di spartire tra i tre figli feudo e ricchezze, riservando a se le insegne nobiliari ed il diritto di trascorrere a turno presso di loro i restanti giorni della propria vita. Convocati Taro (che sarà il capo della casata), Jiro e Saburo (il più giovane e prediletto), trova proprio in quest'ultimo, il più schietto e sincero, una inaspettata resistenza: a suo dire, l'odio e la sete di potere sconvolgeranno tutto. Per queste parole, Saburo viene scacciato dal padre, deluso ed irritato, con il fido Tango, trovando asilo da un principe suo futuro suocero. Ma Saburo non aveva torto. Ospite nel torrione del castello di Taro, il vecchio Hidetora viene osteggiato e sarà costretto ad andarsene da Jiro. Taro e Jiro si combattono strenuamente, mandando in rovina i rispettivi domini. Ucciso in battaglia Taro, Jiro si impadronisce dei suoi averi e ne sposa la vedova - la principessa Kaede - che nutre la vendetta contro Hidetora, che le ha ucciso i familiari. Mentre Hidetora, impazzito, vaga tra boschi e radure, accompagnato da uno scudiero e dal fedele buffone, Saburo parte alla ricerca del padre. Jiro dà battaglia a Saburo, che però, aiutato dai soldati del suocero, avrà la meglio. Jiro muore sul campo, Kaede viene decapitata, ma lo stesso Saburo cade, colpito da una pallottola alla schiena e sul suo corpo cade morto il folle Hidetora. Nelle campagne disseminate di cadaveri resta solo il fratello della principessa Suè (la prima moglie di Jiro, da questi fatta uccidere): un giovane cieco, vittima della crudeltà di Hidetora, ma anche di un Fato impietoso e della stupidità degli uomini. Fonte:comingsoon “Sotto l’Onda di Kanagawa” (o “La Grande Onda”) dell’artista Katsushika Hokusai è probabilmente l’opera d’arte più conosciuta del Giappone. Stampata tra il 1829 e il 1833, La Grande Onda è una xilografia in stile ukiyo-e (traducibile in “Immagini del mondo fluttuante”). Questa tecnica prende il nome da un movimento artistico le cui radici possono essere ritrovate nell'urbanizzazione che ebbe luogo nel tardo XVI secolo in Giappone, che portò allo sviluppo di una classe di commercianti e artigiani che cominciarono a scrivere e a dipingere degli ehon (cioè dei libri contenenti immagini) o dei romanzi.
L’originale si trova nel Museo di Hakone in Giappone ma innumerevoli sono le riproduzioni eseguite di questa opera d’arte nel corso della storia. Hokusai amava dipingere l’acqua in movimento: in questa stampa l’enorme onda schiumosa sta per infrangersi su tre pescherecci, ma con il suo rimanere perennemente sospesa nell’aria crea una fortissima tensione che viene emanata a tutto il quadro. C’è qui opposizione di Yin (la violenza della Natura) e Yang (la calma rilassata degli esperti pescatori). Nella cornice dell’onda, vediamo in lontananza il Monte Fuji, che in prospettiva e a confronto con l’onda sembra minuscolo. Il coraggio dell’uomo viene qui celebrato da Hokusai, il quale fu tra i primi ad introdurre un’osservazione diretta della natura e di soggetti umani, piuttosto che ritrarre uccelli, fiori, scene epiche di samurai o di geishe. L’artista preferiva spostare l’enfasi dall’aristocrazia alle persone comuni, come appunto i coraggiosi pescatori qui ritratti. Fonte: japan coolture ![]() L'HAKAMA è un tipo di pantalone, simile ad una gonna, che indossano alcuni praticanti di Aikido. Tradizionalmente era indossato dai Samurai. L'uniforme standard indossata nelle lezioni di Karate, Judo, dai gradi più bassi dell'Aikido ed in generale in tutte le arti marziali giapponesi, costituiva generalmente la biancheria intima. In origine, l'hakama era indossato come ulteriore capo d'abbigliamento per proteggere le gambe del Samurai a cavallo da cespugli, erbacce ecc. (simile alle protezioni di cuoio usate dai cowboys). In Giappone, poiché la pelle era difficile da reperire, venne sostituita da stoffa pesante. Dopo il passaggio dei Samurai da soldati a cavallo a fanteria, continuarono a portare l'hakama, soprattutto come fattore di distinzione, dato che li rendeva facilmente identificabili. Saito Sensei racconta una storia circa gli hakama, relativa al primo periodo dell'Hombu Dojo: Molti degli studenti erano troppo poveri per comprare un hakama, ma era richiesto che ognuno lo indossasse. Se uno studente non ne poteva prendere uno da un parente più anziano, allora rimuoveva la stoffa di un vecchio futon, lo tagliava, lo tingeva e lo trasformava in un hakama. Poiché le tinte che venivano usate erano assai economiche, il disegno colorato del futon avrebbe cominciato presto a comparire attraverso la tinta. L'Hombu Dojo era un posto molto colorato, con tutti i vari colori degli hakama. I colori tradizionali degli hakama non erano infatti soltanto tinte unite. I materiali usati spesso avevano motivi cuciti e stampati. Nella maggior parte delle scuole di Aikido dei giorni nostri, l'hakama è riservato agli yudansha (studenti che hanno raggiunto la cintura nera). Poche scuole permettono a tutti i praticanti di indossarne uno, mentre alcune scuole permettono alle donne di indossarlo molto prima degli uomini (questo è attribuibile al pudore delle donne, dato che il gi era originariamente biancheria). L'hakama ha sette pieghe, cinque davanti e due dietro, che hanno il seguente significato simbolico: 1. Yu ki - coraggio, valore 2. Jin - umanità, benevolenza 3. Gi - giustizia, correttezza, integrità 4. Rei - etichetta, cortesia, civiltà (obbedienza) 5. Makoto - sincerità, onestà 6. Chu gi - fedeltà, devozione 7. Meiyo - onore, dignità prestigio Piegare l'hakama dopo ogni allenamentoHimo: sono i legacci dell'hakama, i due himo frontali sono molto lunghi perchè si devono arrotolare attorno alla vita, quelli posteriori sono più corti e servono a chiudere la legatura dell'hakama sul davanti. L'hakama in cotone, ad eccezione delle lussuose versioni con pieghe cucite, tende a perdere molto facilmente le pieghe. Basta però avere l'accortezza di piegarla dopo ogni allenamento per preservarle a lungo. ![]()
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