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SHIATSU GIFT: Regala un trattamento che vale per 2! Se prenoti un trattamento di coppia entro il 31 dicembre, RADDOPPIA anche il BUONO che riceverai! Info e prenotazioni: Fabrizio Meschieri 338 7561138 Stralcio di articolo di Anna Lisa Bonfranceschi, pubblicato su wired.it il 18 settembre 2017 Le origini
Squisitamente orientale, tipicamente giapponese, ma di origine anche cinese. Ed è nella medicina cinese che lo shiatsu affonda le sue radici. Non in un singolo evento né in un singolo personaggio quanto piuttosto a una contaminazione che interessò nel corso dei secoli, a partire dal sesto, la cultura giapponese, in cui vennero trasferite pratiche manuali che il praticante (non di rado non vedente) faceva su se stesso o sugli altri. In Giappone la tradizione di queste pratiche manuale sarebbe fiorita negli anni, distinguendosi ora sotto il nome di anma ora sotto quello di anpuku, di cui lo shiatsu moderno potrebbe essere un’evoluzione. Al contempo la pratica dei massaggi gradualmente si svincolò dall’ambito medico per abbracciare un più generico ambito di benessere e rilassamento. Per rintracciare una chiara origine della parola shiatsu bisogna aspettare almeno fino ai primi del Novecento, quando Tamai Tempaku pubblica il libro Shiatsu Ho (il metodo della pressione delle dita), nel quale le pratiche giapponesi tradizionali venivano mescolate a nozioni più moderne di anatomia e fisiologia. Negli anni venti del secolo scorso sarebbero nate le prime associazioni e le prime scuole, dando vita a un percorso che avrebbe portato nel 1964 al riconoscimento dello shiatsu come terapia da parte del governo giapponese. In contemporanea, il mondo dello shiatsu andava vedendo la nascita di stili diversi e raggiungeva il grande pubblico anche grazie all’attività di personaggi come Tokujiro Namikoshi e Shizuto Masunaga. Da noi, e più in generale in Europa, lo shiatsu sarebbe arrivato intorno agli anni Settanta. Lo scopo dello shiatsu Lo shiatsu, come dal manifesto dell’Associazione internazionale, si propone lo scopo di: “Mantenere e promuovere lo stato di salute; stimolare il sistema self-regolatorio dell’organismo; supportare il naturale e libero flusso di energia vitale; bilanciare il sistema energetico della persona nella sua interezza (corpo e mente); aumentare la consapevolezza di sé e sviluppare il senso di responsabilità del prendersi cura della salute di una persona”. Tutto questo, facendo richiamo al concetto di Ki o Qi , una misteriosa forza vitale universale che scorrerebbe all’interno del corpo, in alcune zone in maniera più concentrata, i cosiddetti meridiani (sì gli stessi al centro delle pratiche di agopuntura e di acupressione). Secondo la tradizione orientale alcune situazioni ed eventi possono alterare il flusso di questa energia, causando blocchi o ristagnamenti, che possono causare a loro volta sintomi fisici, psicologi o emotivi, da tensioni a debolezze. O, ricorda shiatsu Society britannica, “dare la sensazione che le cose semplicemente non stiano andando per il verso giusto”. È quando esiste questo sbilancio che interviene il lavoro dell’operatore shiatsu al quale spetta il compito di ribilanciare questo flusso di energia, dopo un dialogo conoscitivo e una diagnosi del paziente. Non attraverso un massaggio: lo shiatsu infatti, pur condividendo con il massaggio inteso in senso classico alcuni aspetti – quali la pressione, l’allungamento e la leggera manipolazione – se ne differenzia. Soprattutto a livello concettuale: il massaggio è praticato in una zona particolare, lo shiatsu, anche quando esercitato in una zona, non mira ad agire su quei muscoli e quelle articolazioni, ma tenderebbe a ribilanciare l’intero sistema dell’energia di un organismo. Le tecniche dello shiatsu Il lavoro dell’operatore, che può essere compiuto sulla persona vestita distesa a terra, su un lettino, ma in caso di necessità anche su una sedia, può rispondere a diversi stili della pratica orientale. In generale però si parla di una pressione esercitata dalle dita, dai palmi delle mani e dai gomiti, ma anche dai piedi e dalle ginocchia, in alcune zone del corpo, in maniera personalizzata. Più in dettaglio: “La pressione shiatsu – scrivono dalla Fisieo– deve essere sempre costante nella quantità di peso portato sul corpo, ferma e statica; il trattamento è eseguito senza sforzo muscolare con tecniche lente, costanti e ripetute che attivano livelli di profondità diversi: da quello dell’essenza della persona, al fisico, all’energetico e al mentale”. Cosa dice la scienza? Lo shiatsu è una terapia complementare e non alternativa, ribadiscono operatori e sostenitori. Conforme alle pratiche orientali quanto attento alla medicina occidentale, perché, scrive l’associazione britannica, “Lo shiatsu più propriamente aiuta a guarire e non guarisce”. Perfino il Cancer Research Uk, che considera la pratica generalmente sicura, sembra d’accordo, ricordando come il ricorso a sedute di shiatsu possa essere indicato – in accordo con il proprio medico e auspicando più ricerca sul tema – per alleviare sensazioni di stress, tensione, nausea, vomito, dolore, mancanza di appetito, ma ribadendo al contempo come non esistano evidenze a sostegno del fatto che la pratica orientale possa prevenire o curare alcun tipo di malattia, cancro incluso. Sulla stessa efficacia, intesa in senso più medico, esistono alcuni dubbi. Una review del 2011 – che aveva lo scopo di passare in rassegna le evidenze in materia di shiatsu e acupressione (una pratica a metà strada tra shiatsu e agopuntura, sempre basta sulla pressione di specifici punti del corpo) – concludeva come la ricerca in materia fosse lacunosa, non permettendo di fare conclusioni evidence-based. Anche per la natura stessa dei trattamenti complementari, estremamente individualizzati e paziente-centrici. Qualche anno dopo, nel 2015, un lavoro portato avanti dal sistema sanitario australiano, condotto per interessi relativi alle coperture assicurative sanitarie, arriva alle stesse conclusioni: non esistono chiare evidenze cliniche. Ma come approccio al benessere della persona, indicato per lo più per sintomi lievi – come alcuni mal di testa, a disturbi muscoloscheletrici, a difficoltà digestive e nel dormire – e non come una terapia medica, le evidenze aneddotiche invece non mancherebbero. Articolo di Paola Emilia Civerone, pubblicato su Repubblica.it il 18 settembre 2017 SHIATSU AIUTA A GESTIRE EMOZIONI E AGGRESSIVITA', PENETRANDO LA MENTE
RICORRERE allo shiatsu per combattere malattie psicosomatiche, stress e disturbi collegati, come il burn out. Funziona. Come confermano vari studi, tra cui un'importante ricerca coordinata dall'università di Leeds realizzata in tre paesi europei. Ma anche da esperienze come quella della Federazione italiana shiatsu insegnanti e operatori (Fisieo) che ha portato i volontari ad Amatrice e Norcia per offrire trattamenti alle popolazioni colpite dal sisma. Origini di questa tecnica. "Lo shiatsu nasce in Giappone, ma affonda le sue radici nella medicina tradizionale cinese, la prima medicina psicosomatica organizzata della storia - spiega Fabio Zagato, psicologo e presidente della commissione formazione della Fisieo - per l'operatore shiatsu, corpo e mente non sono realtà separate ma inseparabili e indivisi, come le due facciate di un foglio di carta". Per questo è adatto per trattare condizioni che hanno ricadute sia sul piano mentale sia su quello fisico. "Il trattamento serve a ristabilire l'equilibrio compromesso da circostanze esterne, e a sostenere le capacità di autoriparazione che l'organismo mette continuamente in atto, in generale ma anche in relazione a problemi specifici", spiega Zagato. Come lo stress generato da attività mentali ripetitive, oppure il burn out, "che si manifesta quando si deve fare fronte a compiti impossibili, con la frustrazione di non poter raggiungere l'obiettivo, e si utilizzano le proprie risorse senza fare attenzione ai segnali di malessere che l'organismo ci invia", prosegue lo psicologo. L'obiettivo è intervenire prima che il problema si manifesti: "Pensereste di scavare un pozzo quando si sta già morendo di sete? O di forgiare le armi quando il nemico è già in città?", recitano antichi detti cui fanno riferimento gli operatori shiatsu. "La nostra è un'attività di prevenzione che passa anche regole di vita", chiarisce Zagato. L'operatore shiatsu non fa diagnosi, ma deve capire se la situazione energetica di un individuo è compromessa e apre la strada a un disturbo, e anche quando bisogna rivolgersi al medico per accertare l'eventuale presenza di patologie. Le esperienze. A confermare l'efficacia degli interventi antistress ci sono le esperienze realizzate con buoni risultati dall'organizzazione di volontariato della Federazione. Due hanno interessato operatori di comunità riabilitative e centri anziani "che lavorano in situazioni particolarmente delicate per la vulnerabilità dei pazienti", spiega il presidente Renato Zaffina. Ad Ancona è stato proposto un ciclo di trattamenti agli operatori di una comunità riabilitativa, con risultati positivi in termini di benessere psicofisico. Come anche l'intervento realizzato in una struttura che accoglie anziani con demenza in provincia di Catanzaro. "Lo shiatsu - spiega Zaffina - migliora la percezione di sé e dell'altro, aiutando gli operatori a migliorare il contatto con i loro pazienti". Di taglio diverso la terza esperienza, promossa dall'istituto scolastico Perri Pitagora di Lamezia Terme per migliorare le capacità relazionali e aiutare i bambini di 9-10 anni a gestire meglio le emozioni, controllare l'aggressività e superare lo stress. Articolo di Maria Luisa Prete, pubblicato su passionemamma il 23 marzo 2016 Lo shiatsu è un’antica tecnica orientale, ormai ampiamente diffusa in tutto il mondo e apprezzata per la sua capacità di agire dolcemente e con efficacia su mente e corpo. Non si sostituisce alla medicina, ma rappresenta un toccasana per l’equilibrio generale dell’individuo. Non è un massaggio, ma un trattamento capace di attivare il flusso energetico con conseguenti benefici sia a livello fisico che umorale.
Lo shiatsu in gravidanza può essere praticato in sicurezza, con la raccomandazione però di evitare il fai-da-te e rivolgersi sempre a operatori specializzati. La disciplina, infatti, si fonda sui principi dell’agopuntura, ma a differenza di quest’ultima, utilizza la digitopressione. Se fatta senza i dovuti accorgimenti, quindi, potrebbe stimolare troppo l’utero ed essere rischiosa. Per questo se ne consiglia la pratica dopo il terso mese. Detto questo, i benefici per le donne in dolce attesa sono molteplici e vale la pena prenderli in considerazione per vivere il periodo della gravidanza con la giusta serenità. Innanzitutto, il trattamento può alleviare i dolori alla schiena e al collo, favorire la circolazione, migliorare la digestione e la ritenzione idrica e addirittura intervenire sulle fastidiose nausee mattutine. Stimolando i punti giusti, l’operatore, in presenza di questi disturbi, riesce a regalare alla neo mamma un sollievo inaspettato. Basta un solo un incontro a settimana, fino al fatidico momento della nascita. Anche in sala parto, l’arte orientale arriva in soccorso della partoriente. Nel momento del travaglio, operata dall’ostetrica, può favorire l’intensificarsi delle contrazioni senza ricorrere alla medicalizzazione. Inoltre, insieme ad una corretta respirazione, rilassa e aiuta ad affrontare al meglio i dolori. Ma non finisce qui. Dopo la nascita, lo shiatsu può essere un fedele alleato per l’allattamento al seno perchè favorisce il flusso del latte e la sua produzione. Tutti questi benefici, diretti alla mamma, naturalmente hanno ripercussioni salutari anche sul nascituro. Lo stesso neonato, anzi, può giovarsi della dolce arte orientale per un armonico sviluppo fisico ed emotivo. In conclusione, perché praticare lo shiatsu in gravidanza? Beh, dopo questa breve disamina, non mancano certo dei buoni motivi per farlo. Il primo, e il più importante, è che auta a vivere il periodo dell’attesa con spirito positivo e rilassato. Il consiglio, è bene ripeterlo, è quello di affidarsi sempre alle mani esperte dei professionisti del settore, consultando l’Apos (Albo professionale operatori shiatsu). Articolo di Claudio Parolin, pubblicato su Lifegate PER FAVORE NON CHIAMATE LO SHIATSU UNA TERAPIA PER GUARIRE
In realtà la prima scoperta entusiasmante era stata quella del piacere di “comunicare profondamente senza parole” ma solo e semplicemente con il contatto delle mani sul corpo; poi è subentrato il piacere di constatarne l’efficacia; il piacere di “guarire” le persone da malanni più o meno gravi, spesso laddove la medicina ufficiale falliva, il potere di contrapporsi all’ istituzione “sanità”. Gli anni esaltanti dei “guaritori con le mani”, o dei “guaritori orientali”, ubriacati dal fascino delle medicine esotiche (principalmente Medicina Tradizionale Cinese) che erano così “alternative” e contrapposte alla nostra cultura da permetterci di sentirci contro il sistema. Ma la trappola era già scattata nell’immagine stessa di terapia: io che curo te, io che so e tu che non sai, io che controllo i tuoi fenomeni, io che decido per te e tu che subisci…cosa c’é di nuovo, di alternativo in tutto questo;si era restaurato il potere del terapista sul paziente, riprodotto il meccanismo di estraneità e “superiorità” origine dei guasti della medicina a cui volevamo essere alternativi. Ma lo Shiatsu è un’altra cosa; pian piano, gradualmente la sua natura di disciplina per una “evoluzione assieme”, di pratica per un “lavoro comune”, è emersa, si è espressa sempre più evidente e forte; negli anni ’90 ci siamo accorti che non aveva senso volere “diagnosticare” (né all’occidentale, né all’orientale) i fenomeni vitali ma si poteva solo entrarci a “mente vuota”; che non aveva senso voler praticare sulla persona, ma tutto cambiava praticando con la persona; che non aveva senso voler curare quella patologia o quel sintomo ma lo shiatsu era, semplicemente e meravigliosamente, entrare in comunicazione con l’altro, da vita a vita, attraverso l’essenzialità della pressione delle dita. Nella nostra civiltà “patologica” dominata dalla paura della morte, della vecchiaia, della malattia, tutto viene fatto per guarire o per non ammalarsi; non si vive più per esprimere la pienezza delle nostre risorse, per realizzare la personalità, per godersi la vita insomma; tutto diventa malattia: la crisi esistenziale diventa depressione, la golosità diventa bulimia, la pigrizia sindrome di “vattelapesca”…; la gravidanza, la pubertà, la meno e l’andropausa, anche l’esame di maturità è un “periodo a rischio”. Tutto diventa patologia e quindi tutto diventa terapia;l’ippoterapia, la delfinoterapia, l’aromoterapia, la danzateraia, la cromoterapia, la musicoterapia…. anche ridere è diventato una terapia (galatoterapia). Tutti i momenti della vita, gli atti, i gesti diventano patologia e allora non c’è più spazio per la vita; anche ascoltare la musica, la compagnia di un’animale, ballare, ridere è diventato un modo di curare o prevenire le malattie. Ma lo Shiatsu è un’altra cosa: è il “contatto della madre che abbraccia il bambino”, benefico per ambedue ma che non può, non deve essere ridotto a una medicina, a una terapia. E’molto di più, è la vita che si esprime semplicemente, essenzialmente, attraverso una tecnica semplice ed essenziale come il “contatto della madre che abbraccia il bambino”. Per questo lo Shiatsu dilaga; nonostante le confusioni, le ambiguità, le ambizioni di molti, la sua natura di “relazione a due” per vivere meglio ha in questi anni il sopravvento e lo ha posto alla testa di un movimento reale di rivolgimento culturale che sta sostituendo alla “cultura patologica” dei nostri tempi, una cultura della comunicazione, del rispetto, dell’attenzione, dell’incontro libero e fecondo di benefici tra la vita di chi preme e la vita di chi risponde alle pressioni. Un incontro che genera vitalità e benessere che nessuna “terapia” potrà mai generare. Per favore, non chiamate lo Shiatsu terapia. Articolo di Marcello Barbagallo, pubblicato su Lifegate L’energia vitale, nel nostro profondo, trova espressione anche nell’amore, nella gioia, nella tristezza, nella paura.., vale a dire in tutti quei sentimenti complessi che ci guidano nelle nostre
scelte e nei nostri comportamenti, accompagnandoci nelle esperienze durante tutta la vita. La non espressione o peggio, la repressione di sentimenti ed emozioni, creano situazioni di squilibri energetici che alla lunga porteranno alla malattia: dapprima a livello psicologico, con la perdita della nostra centralità e con l’instaurarsi di stati d’animo alterati (ansia, depressione), poi a livello fisico con disturbi di varia natura (malattie psicosomatiche). Attraverso il corpo, il contatto e la comunicazione non verbale con la disciplina dello Shiatsu è possibile arrivare nella profondità dell’individuo aiutati anche dalla Medicina Tradizionale Cinese, base inscindibile dello Shiatsu, che permette una diagnosi energetica il più intima e attendibile possibile. Sono i sentimenti repressi o al contrario eccessivamente prolungati che portano l’individuo a perdere contatto con il proprio io, con il proprio Centro che porterà entro breve a due possibili situazioni. La prima si manifesterà con sensazione di agitazione generale senza però nessuna localizzazione precisa del disturbo: l’individuo sarà ansioso e irrequieto (questo stato è la conseguenza di movimenti energetici anarchici non più regolati da un centro equilibrato). La seconda si manifesterà attraverso un tipo d’ansia che si presenta con una sensazione di oppressione al petto o allo stomaco o con un “nodo allo gola” (questi sintomi si possono associare anche indecisione e paura per il futuro). L’operatore Shiatsu, una volta individuati i meccanismi ed i livelli energetici coinvolti, interverrà in modo da ristabilire una connessione con il centro e in secondo luogo cercherà di ridare il giusto movimento alle energie bloccate. Naturalmente non è tutto così semplice: se gli squilibri sono presenti da molto tempo, addirittura anni, il corpo escogita compensazioni tali da creare nuovi equilibri (errati!) per potersi adattare alla situazione sfavorevole e riuscire ad “andare avanti”. La complessità di queste compensazioni può essere tale da rendere molto difficile la diagnosi: difficile è focalizzare la radice del problema, lo scompenso energetico primitivo che ha causato il disturbo. A volte invece il “sistema di compensazioni” costruito dal corpo è arrivato al collasso e basta poco per fargli rilasciare in pochissimo tempo tutte quelle emozioni intrappolate e represse che non aspettavano altro che qualcuno, pur con un semplice contatto, desse loro libero sfogo. Articolo di Roberta Falasca, pubblicato su Repubblica.it il 22 marzo 2017 I ricordi sfocati si alternano a quelli vivi, la confusione fa posto a sprazzi di lucidità. Il malato di Alzheimer vorrebbe liberarsi da questa gabbia mentale che annebbia la testa, che estromette gli affetti e i ricordi, anche quelli più cari. Ma è dura e non sempre ce la fa, soprattutto perché non c’è cura. Per i malati di Alzheimer nasce un progetto che coinvolge il corpo e la mente, dal nome “Shiatsu & Alzheimer”, ideato e sostenuto dall’Associazione Alzheimer Orvieto e realizzato in via sperimentale nella residenza protetta per malati di Alzheimer “Non ti scordar di me” di Castel Giorgio.
Il progetto. Migliorare la qualità della vita delle persone malate di Alzheimer e raccogliere dati e informazioni per l’elaborazione di uno studio clinico dell’esperienza è l’obiettivo di questo progetto. Al 31 dicembre 2016, le persone trattate sono state 18 e i trattamenti 160, diversamente distribuiti sui pazienti reclutati in base alle loro condizioni psico-fisiche. Tenendo conto che i pazienti residenti alla “Non ti scordar di me” sono in gran parte in fase avanzata della malattia, l’esperienza si è rivelata molto positiva. Pazienti fragili. “E’ grazie alle caratteristiche dello Shiatsu e all’esperienza professionale su pazienti fragili dell’operatrice che ce lo ha proposto – spiega Fabio Salomone, vice presidente dell’associazione Alzheimer Orvieto - che abbiamo deciso di realizzarlo prima in via sperimentale (6 mesi da novembre 2015 ad aprile 2016) e, visti i risultati incoraggianti, di proseguire (da settembre 2016 le attività sono riprese fino ad aprile 2017)”. Lo Shiatsu sui malati di Alzheimer. Per Daniela Piola, operatrice e insegnante Shiatsu, responsabile del progetto, “lo Shiatsu ha dimostrato di essere una disciplina che aiuta la persona malata di Alzheimer a rilassarsi, ad avere una respirazione più profonda, a calmare gli stati di agitazione psicomotoria. Tra le cose più importanti emerse c’è il fatto che la persona mostra una risposta allo stimolo offerto dal trattamento: lo sguardo da assente e perso nel vuoto si fa presente”. L’associazione Alzheimer Orvieto ha avviato una raccolta fondi specifica per poter continuare a sostenere il progetto su Rete del dono. Benefici. Far praticare lo Shiatsu può essere un’esperienza sensoriale profonda per la persona affetta da demenza in quanto gli permette di comunicare con un’altra persona attraverso un canale facile ed accessibile. Il malato può percepirsi nella sua interezza integrando parti di sé perché viene toccato sul tutto il corpo (schiena, testa, piedi), provando sensazioni piacevoli. Il trattamento Shiatsu agisce a livello profondo e quindi sul sistema nervoso e in particolare può avere effetti su rilassamento, umore, irrequietezza, sonno. La residenza. Tra gli obiettivi della residenza per malati di Alzheimer “Non ti scordar di me”, di Castel Giorgio, ad Orvieto in provincia di Terni, c’è quello di aiutare i malati e i loro familiari a rendere la vita di tutti i giorni più semplice, meno frustrante, con l’intervento specifico di professionisti e dare l’opportunità di confrontarsi a chi vive i tanti problemi che questa malattia comporta. Ai familiari è di grande aiuto conoscere persone con le quali condividere la propria esperienza e ricevere qualche consiglio pratico, perché anch’esse coinvolte nello stesso problema. Sia il malato che la sua famiglia possono uscire di casa senza dover più negare o sfuggire alla malattia. Di seguito è possibile scaricare, in formato pdf, gli orari dei corsi per il mese di settembre 2017 ed il riepilogo trattamenti olistici con l'operatore di riferimento. Nel mese di settembre, tutti i corsi si svolgeranno presso la sede dell'associazione. I trattamenti olistici saranno attivi dal 1 settembre 2017 ma è già possibile prenotare le sedute contattando l'operatore di riferimento. ![]()
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