Le origini della katana secondo le leggende samurai
Secondo una leggenda, la dea Amaterasu (la personificazione del Sole) diede in dono ai discendenti una collana, uno specchio e una spada. Ancora oggi sono questi gli emblemi del Giappone che riconoscono la sua origine divina. In questo contesto, la spada dei Samurai è vista come un vero e proprio kami, cioè uno spirito (o una divinità) volta sia alla morte che alla salvaguardia delle vite. Da qui nasce la credenza che l’arma assorba l’anima di chi la possiede. Si credeva che l'anima del forgiatore venisse trasmessa alla lama e che anche i proprietari successivi ne influenzassero le inclinazioni. Per questa ragione la katana posseduta da un uomo malvagio ne ereditava le caratteristiche e diventava lei stessa portatrice di dolore e sventura. Le spade prodotte da Masamune, il più grande forgiatore della storia, si diceva che portassero prosperità e benessere, mentre le lame costruite da Muramasa, un altro grandissimo maestro spadaio erroneamente considerato suo allievo, venivano considerate portatrici di guerre e di rovina.
Ieyasu Tokugawa, l'artefice della riunificazione del Giappone e primo shogun del periodo Edo, un giorno si ferì mentre maneggiava una spada di Muramasa. Visto che già diversi suoi amici e parenti erano stati uccisi dalle lame di Muramasa, si convinse che quel tipo di spada portasse una maledizione nei confronti della sua famiglia e proibì del tutto il possesso delle lame di Muramasa. Si trattava comunque di spade eccezionali, per questa ragione molti samurai esitarono a disfarsene e utilizzarono uno stratagemma: cancellarono il "Mura" dalla firma e aggiunsero "Mune" a seguire, trasformando così la firma da "Muramasa" a "Masamune".
Ieyasu Tokugawa, l'artefice della riunificazione del Giappone e primo shogun del periodo Edo, un giorno si ferì mentre maneggiava una spada di Muramasa. Visto che già diversi suoi amici e parenti erano stati uccisi dalle lame di Muramasa, si convinse che quel tipo di spada portasse una maledizione nei confronti della sua famiglia e proibì del tutto il possesso delle lame di Muramasa. Si trattava comunque di spade eccezionali, per questa ragione molti samurai esitarono a disfarsene e utilizzarono uno stratagemma: cancellarono il "Mura" dalla firma e aggiunsero "Mune" a seguire, trasformando così la firma da "Muramasa" a "Masamune".
I fabbri e la forgiatura della katana
La costruzione della katana era ed è un processo lungo, particolare e complicato perché la katana deve essere perfetta: efficiente in battaglia, resistente, ma anche bella da vedere.
Per questo motivo, i fabbri ebbero un ruolo centrale per gran parte della storia del Giappone. Essi erano molto spesso di origini nobiliari (tra loro vi furono probabilmente anche alcuni imperatori), e nel loro lavoro seguivano un rituale fatto di un abbigliamento e di una igiene personale particolari. Anche i luoghi in cui si svolgeva la forgiatura erano preparati con cura rituale, spesso somigliavano a dei veri e propri templi arricchiti da talismani utilizzati per attirare il favore degli dei e allontanare le influenze negative degli spiriti maligni. Gli artigiani custodivano in gran segreto le loro tecniche per la forgiatura delle spade, ed erano disposti ad uccidere piuttosto che vederle svelate. Il loro sapere veniva tramandato soltanto ai figli e si trasmetteva così da una generazione all'altra.
Gli elementi fondamentali per la produzione di una katana erano quattro: miscele di acciaio, il raffreddamento, la levigazione ed il collaudo. Le miscele erano di due tipi: quelle in acciaio duro (detto Hagame), e quelle in acciaio morbido (in Giapponese: Namagane). Il raffreddamento era fondamentale in quanto da esso dipendeva la durezza della lama, esso veniva prodotto da acque riscaldate fino a raggiungere diverse temperature nelle quali le lame appena forgiate venivano immerse seguendo tempi ed intervalli molto precisi. Dalla levigazione dipendeva l'affilatura della lama, solo gli artigiani più esperti sapevano trattare lo strato esterno delle spade appena forgiate in modo da ricavare lame che non fossero soltanto taglientissime, ma anche il più possibile durevoli. Il collaudo, era sicuramente la parte più efferata della produzione, non bisogna infatti dimenticare che l'utilità di una spada, per quanto preziosa essa potesse essere, era quella di uccidere gli avversari. Per provarne l'efficacia, allora, venivano spesso utilizzati dei cadaveri, oppure, in alcuni casi particolari, con esse venivano eseguite le sentenze dei condannati a morte.
La seguente immagine mostra una katana sezionata dove si possono distinguere i diversi tipi di miscele utilizzati e come esse potevano differire in ogni katana.
Per questo motivo, i fabbri ebbero un ruolo centrale per gran parte della storia del Giappone. Essi erano molto spesso di origini nobiliari (tra loro vi furono probabilmente anche alcuni imperatori), e nel loro lavoro seguivano un rituale fatto di un abbigliamento e di una igiene personale particolari. Anche i luoghi in cui si svolgeva la forgiatura erano preparati con cura rituale, spesso somigliavano a dei veri e propri templi arricchiti da talismani utilizzati per attirare il favore degli dei e allontanare le influenze negative degli spiriti maligni. Gli artigiani custodivano in gran segreto le loro tecniche per la forgiatura delle spade, ed erano disposti ad uccidere piuttosto che vederle svelate. Il loro sapere veniva tramandato soltanto ai figli e si trasmetteva così da una generazione all'altra.
Gli elementi fondamentali per la produzione di una katana erano quattro: miscele di acciaio, il raffreddamento, la levigazione ed il collaudo. Le miscele erano di due tipi: quelle in acciaio duro (detto Hagame), e quelle in acciaio morbido (in Giapponese: Namagane). Il raffreddamento era fondamentale in quanto da esso dipendeva la durezza della lama, esso veniva prodotto da acque riscaldate fino a raggiungere diverse temperature nelle quali le lame appena forgiate venivano immerse seguendo tempi ed intervalli molto precisi. Dalla levigazione dipendeva l'affilatura della lama, solo gli artigiani più esperti sapevano trattare lo strato esterno delle spade appena forgiate in modo da ricavare lame che non fossero soltanto taglientissime, ma anche il più possibile durevoli. Il collaudo, era sicuramente la parte più efferata della produzione, non bisogna infatti dimenticare che l'utilità di una spada, per quanto preziosa essa potesse essere, era quella di uccidere gli avversari. Per provarne l'efficacia, allora, venivano spesso utilizzati dei cadaveri, oppure, in alcuni casi particolari, con esse venivano eseguite le sentenze dei condannati a morte.
La seguente immagine mostra una katana sezionata dove si possono distinguere i diversi tipi di miscele utilizzati e come esse potevano differire in ogni katana.
Masamune (forgiatore di spade)

Masamune Okazaki(岡崎 正宗 Okazaki Masamune) è stato un artigiano (forgiatore di spade) giapponese, conosciuto anche come Goro Nyudo Masamune (Sacerdote Goro Masamune). La mancanza di dati biografici certi rende la sua esistenza parte della leggenda associata alle sue spade. Si ritiene che abbia operato nel periodo compreso fra il 1288 e il 1328. Costruiva spade, dette katana nella lingua giapponese, e pugnali, detti tantō, seguendo la tradizione Soshu. Si ritiene che abbia vissuto nella provincia di Sagami.
Le parti della katana
L'insieme delle "finiture" del katana viene definito con il termine koshirae.
La montatura della katana si compone di:
Il fodero (saya, 鞘) è realizzato in legno di magnolia laccato ed è rifinito da:
La lama vera e propria invece si divide in codolo (nakago, 中子), corpo (mi) della lama che termina con la punta (kissaki, 鋒). Il sugata è la forma che assume complessivamente la lama.
Vista invece dal dorso al tagliente la lama si divide in:
Altri termini
Horimono - Incisioni sul metallo
Daisho - Il paio formato da katana e wakizashi oppure tachi e tanto, portato alla cintura
Kaiken - Piccolo pugnale per donne
Kaji – Spadaio
Kariginu - Abito cerimoniale indossato dal fabbro nell’ultima fase della creazione della katana
Katana-kake - Sostegno a due palchi su cui si espongono la katana e lo wakizashi.
Katana-jogi - Lucidatore della lama
Ken - Termine generico per spada e talvolta tipo di spada dritta cinese usata in cerimonie religiose meglio ken-tsurugi)
Kozuka - Impugnatura ornata del kogatana
Nambam - Stile di esecuzione di armature (yoroi), tsuba e altri oggetti d'arte. L'acciaio importato all’estero è detto nambam-tetsu
Saya - Fodero di legno
Sentoku - Lega di rame, zinco e piombo che assume un color cromo
Seppa - Piccole guarnizioni di rame dorato o argentato sopra e sotto la coccia
Shakudo - Lega di rame e oro che assume colorazioni nere o blu nerastre
Shibuichi - Lega di rame e argento che assume colorazioni dal verde al marrone
Tachi - Sciabola ad un taglio più lunga della katana
Tanto - Pugnale portato infilato nella cintura
Wakizashi - Corta sciabola portata alla cintura assieme alla katana
Zogan - Metodi per la colorazione e ornamentazione del metallo
La montatura della katana si compone di:
- guardia (tsuba, 鍔), solitamente metallica, posta tra il manico e la lama per proteggere le mani;
- impugnatura (tsuka) in legno è ricoperta di pelle di razza (same), rivestita con una fettuccia di seta, cotone o pelle intrecciata (tsuka-ito), atta a migliorare la presa e ad assorbire il sudore; tra i vari intrecci dello tsukaito, trovano posto i menuki (fuchi e kashira), due piccole decorazioni in metallo inserite tra gli avvolgimenti dello tsukaito, una da un lato e una dall'altro. Il modo con cui l'impugnatura è avvolta dallo tsukaito è definito tsukamaki;
- il fondello.
Il fodero (saya, 鞘) è realizzato in legno di magnolia laccato ed è rifinito da:
- koiguchi (鯉) e kojiri: venivano applicati rispettivamente all'imboccatura del fodero e all'estremità opposta. Il koiguchi è fatto in corno di bufalo mentre il kojiri in corno o in metallo;
- sageo (下緒): fettuccia di cotone intrecciata secondo vari tipi di trame e di svariati colori e tipologie. Aveva in passato utilità come cordino multi uso o per finalità estetiche, veniva annodato infatti in diversa maniera intorno al fodero secondo la moda del periodo, ed era utilizzato per fissare il fodero alla cintura (obi, 帯);
- kurikata: anello solitamente in corno applicato al fodero a circa un palmo dal koiguchi, serve come passante per il sageo.
La lama vera e propria invece si divide in codolo (nakago, 中子), corpo (mi) della lama che termina con la punta (kissaki, 鋒). Il sugata è la forma che assume complessivamente la lama.
Vista invece dal dorso al tagliente la lama si divide in:
- mune (胸): il dorso della lama. Può essere distinto in vari tipi: hikushi (basso), takashi (alto), mitsu (a tre lati), hira o kaku (piatto), maru (arrotondato).
- shinogi-ji (鎬): il primo dei due piani che formano la guancia della lama. Su di esso di possono trovare profonde incisioni longitudinali, solitamente sul primo terzo della lama, rappresentanti disegni (horimono, 彫物) o caratteri sanscriti (bonji, 梵字). Qui può essere presente anche un solco da entrambi i lati (hi) atto ad alleggerire ed bilanciare la lama.
- shinogi (鎬): la linea (costolatura) di divisione tra i piani. Nella forma di lama denominata shinogi-zukuri, dopo il cambio di piano del kissaki determinato dalla linea di yokote, lo shinogi prende il nome di ko-shinogi.
- ji: il secondo dei due piani che formano la guancia della lama.
- hamon (刃文): la linea di tempra che caratterizza la katana ed ottenuta tramite tempra differenziata.
- ha: la parte temprata ed affilata.
Altri termini
Horimono - Incisioni sul metallo
Daisho - Il paio formato da katana e wakizashi oppure tachi e tanto, portato alla cintura
Kaiken - Piccolo pugnale per donne
Kaji – Spadaio
Kariginu - Abito cerimoniale indossato dal fabbro nell’ultima fase della creazione della katana
Katana-kake - Sostegno a due palchi su cui si espongono la katana e lo wakizashi.
Katana-jogi - Lucidatore della lama
Ken - Termine generico per spada e talvolta tipo di spada dritta cinese usata in cerimonie religiose meglio ken-tsurugi)
Kozuka - Impugnatura ornata del kogatana
Nambam - Stile di esecuzione di armature (yoroi), tsuba e altri oggetti d'arte. L'acciaio importato all’estero è detto nambam-tetsu
Saya - Fodero di legno
Sentoku - Lega di rame, zinco e piombo che assume un color cromo
Seppa - Piccole guarnizioni di rame dorato o argentato sopra e sotto la coccia
Shakudo - Lega di rame e oro che assume colorazioni nere o blu nerastre
Shibuichi - Lega di rame e argento che assume colorazioni dal verde al marrone
Tachi - Sciabola ad un taglio più lunga della katana
Tanto - Pugnale portato infilato nella cintura
Wakizashi - Corta sciabola portata alla cintura assieme alla katana
Zogan - Metodi per la colorazione e ornamentazione del metallo
Differenza tra katana e tachi
Spesso si fa confusione fra katana e tachi.
In Giappone, la parola "Katana" significa semplicemente "Spada", per cui anche una spada occidentale viene chiamata Katana, ciononostante, si è presa la consuetudine di indicare con quel termine anche un tipo particolare di spada, comparsa in Giappone intorno al periodo Muromachi (1350) e che sarebbe stato in realtà più corretto chiamare "Uchigatana".
La spada nipponica ha attraversato infatti tre lunghi periodi nei quali ha preso altrettanti nomi:
1. Joko-To (...-782): Le JokoTo sono le spade più antiche, forgiate in epoca arcaica, rettilinee, ad un solo taglio e senza curvatura, ad imitazione delle spade cinesi.
2. Tachi (782-1350) : I Tachi, nel periodo Heian, sostituirono progressivamente le JokoTo, hanno una lama lunga che solitamente si attesta sui 75-80 cm e sono dotati di una notevole curvatura (sori) accoppiata ad un adeguato assottigliamento distale (fumbari) che li rende relativamente leggeri nonostante la loro lunghezza. Nel fodero, vengono portati col filo verso il basso. I Tachi sono armi concepite per la cavalleria, sono progettate per colpire di taglio strisciando sul bersaglio in modo da causare il massimo danno col minimo sforzo. Durante l'invasione mongola hanno dimostrato i loro punti deboli: armi molto efficaci ma scomode da utilizzare anche sul terreno. Di conseguenza, molti Tachi furono accorciati e trasformati in Uchigatana. Le lame forgiate nel periodo d'oro della spada giapponese (il Kamakura) sono nate tutte come Tachi e in seguito convertite in Uchigatana.
3. Uchigatana (1350-oggi): L'Uchigatana, detta anche semplicemente "Katana", ha iniziato a sostituire il Tachi a partire dal Muromachi per poi sostituirlo completamente nei periodi successivi. L'Uchigatana possiede una lama lunga normalmente 60-75 cm con una curvatura e un assottigliamento distale minori rispetto ai Tachi, nel fodero viene portata col filo verso l'alto per facilitare l'estrazione e per non danneggiare il filo della lama. Sebbene sia possibile usarle da cavallo, sono essenzialmente armi concepite per la fanteria.
In Giappone, la parola "Katana" significa semplicemente "Spada", per cui anche una spada occidentale viene chiamata Katana, ciononostante, si è presa la consuetudine di indicare con quel termine anche un tipo particolare di spada, comparsa in Giappone intorno al periodo Muromachi (1350) e che sarebbe stato in realtà più corretto chiamare "Uchigatana".
La spada nipponica ha attraversato infatti tre lunghi periodi nei quali ha preso altrettanti nomi:
1. Joko-To (...-782): Le JokoTo sono le spade più antiche, forgiate in epoca arcaica, rettilinee, ad un solo taglio e senza curvatura, ad imitazione delle spade cinesi.
2. Tachi (782-1350) : I Tachi, nel periodo Heian, sostituirono progressivamente le JokoTo, hanno una lama lunga che solitamente si attesta sui 75-80 cm e sono dotati di una notevole curvatura (sori) accoppiata ad un adeguato assottigliamento distale (fumbari) che li rende relativamente leggeri nonostante la loro lunghezza. Nel fodero, vengono portati col filo verso il basso. I Tachi sono armi concepite per la cavalleria, sono progettate per colpire di taglio strisciando sul bersaglio in modo da causare il massimo danno col minimo sforzo. Durante l'invasione mongola hanno dimostrato i loro punti deboli: armi molto efficaci ma scomode da utilizzare anche sul terreno. Di conseguenza, molti Tachi furono accorciati e trasformati in Uchigatana. Le lame forgiate nel periodo d'oro della spada giapponese (il Kamakura) sono nate tutte come Tachi e in seguito convertite in Uchigatana.
3. Uchigatana (1350-oggi): L'Uchigatana, detta anche semplicemente "Katana", ha iniziato a sostituire il Tachi a partire dal Muromachi per poi sostituirlo completamente nei periodi successivi. L'Uchigatana possiede una lama lunga normalmente 60-75 cm con una curvatura e un assottigliamento distale minori rispetto ai Tachi, nel fodero viene portata col filo verso l'alto per facilitare l'estrazione e per non danneggiare il filo della lama. Sebbene sia possibile usarle da cavallo, sono essenzialmente armi concepite per la fanteria.